C'era da aspettarselo, dopo le continue decisioni degli Stati Uniti (ban di prodotti cinesi, Huawei ecc), arriva la risposta della Cina. Pechino ha ora deciso che, per la Pubblica Amministrazione, server governativi, saranno vietati hardware e software USA, in particolare questo riguarda:
- sistema operativo Windows
- microprocessori Intel
- microprocessori AMD
La Cina punta a sostituire tutto questo con soluzioni home-made (questa autarchia tecnologica è stata battezzata "Xinchuang", "innovazione delle applicazioni IT"). Lato software è relativamente semplice, ci si orienta a distribuzioni Linux open-source, lato hardware è già presente qualche soluzione Made in China (Huawei e Phytium, principalmente), anche se non ancora con volume di mercato pari a Intel, AMD.
Effetti sul mercato: questa decisione incide moltissimo, infatti:
- Intel: 27% delle vendite totali sono in Cina
- AMD: 15% delle vendite totali sono in Cina
L'effetto a Wall Street, questa decisione ha subito fatto perdere il 3% circa in Borsa sia ad Intel che AMD.
Per il 2026 i server "xinchuang" saranno il 23% del totale complessivo in Cina, secondo le stime; i costi di sostituzione di tutta l'infrastruttura saranno equivalenti a circa 91 miliardi di dollari (periodo 2023-2027), avendo come data di termine il 2027 per l'adeguamento alle normative per le imprese statali. Certo è che questo ha ricadute a livello globale e, in ottica lungo termine, la Cina riuscirà a rendersi sempre più indipendente dagli USA anche per quanto riguarda la tecnologia.
A fine settembre 2024 arriva la proposta dagli USA (reuters.com) di vietare software e hardware made in China per l'ambito Automotive, quindi i moderni veicoli con connessione internet e sistemi di navigazione. Quindi una guerra economica continua fra USA e Cina, con risposte da entrambe le parti.