Sappiamo che Google non è al top per quanto riguarda la "trasparenza" nelle informazioni (di recente, Google Bard usa i dati degli utenti per il training IA), oggi su punto-informatico.it abbiamo:
Google: processo per la modalità Incognito di Chrome
La denuncia è stata presentata nel 2020 da cinque utenti che sostenevano che la (presunta!!) modalità incognito di Google Chrome avesse violato la loro privacy. Google dovrebbe pagare un risarcimento di 5 miliardi di dollari! L'azienda ha chiesto un "giudizio abbreviato" che però la giudice Yvonne Gonzalez-Rogers ha rifiutato in quanto l'informativa di Chrome e della privacy parla chiaro, promette di non raccogliere i dati degli utenti durante la modalità incognito. Cosa che sappiamo essere falsa, le inserzioni pubblicitarie personalizzate vengono mostrate eccome (è sufficiente fare qualunque ricerca, smartphone o articolo sportivo, tramite la modalità incognito, al termine della sessione vedremo poi lo stesso identico prodotto ovunque, segno che ovviamente non è un caso). José Castañeda, Policy Manager di Google, trova una "scappatoia" specificando che i siti web visitati possono raccogliere informazioni (il sito web probabilmente è registrato a Google Analytics, Google Search Console, da qui entra Google con il tracciamento dell'utente, quindi diciamo, per via indiretta).
In conclusione, è ancora tutto aperto, secondo la giuria gli utenti non hanno subito un danno economico di per sé ma occorre maggiore chiarezza da parte di Google, occorre in particolare bloccare questo tipo di raccolta dati tramite Google Chrome. Vedremo se Google troverà un accordo a riguardo oppure se il processo andrà avanti.
Per approfondire, anche l'articolo di The Verge che, in modo semplice e diretto, va al punto della questione:
What isn’t private: private browsing mode